Come corpi, così senza

di Ljuba Ciaramella

Il Parco della Vettabbia si sviluppa nella zona del Vigentino a Milano Sud per nove ettari, ed è gestito dall’impresa agricola di promozione sociale CasciNet, in collaborazione con l’Associazione SoulFood ForestFarm Hub Italia. Questo luogo agrourbano vive e prolifera seguendo intenti collettivi: creare un polo agro ecologico che ricolleghi la metropoli alla campagna, attraverso tecniche di agricoltura che seguono i processi e i tempi della natura, rispettandone la crescita e lo sviluppo; ma anche rendere il parco un luogo di incontro, un punto di riferimento e di convivialità. Il luogo diventa, in questa prospettiva, uno spazio di prossimità in cui la pratica agricola si fonde con l’esperienza condivisa e partecipata, motore quindi di consapevolezza e modello di gestione collettiva e sostenibile della natura. 

In questa prospettiva Jamming through affections. Corpi melodici e coabitazione nella natura, jam di danza curata da Marco Ginex  e accompagnata dalla performance della musicista Marta Coletti, si insinua nelle pieghe della processualità iniziata dalle associazioni che lavorano al campo, trasformando lo spazio naturale in veicolatore di movimenti e connessioni.  L’ecosistema che lo abita viene esperito con la danza e la musica, cercando di creare una relazione simbiotica tra le differenti corporeità, quella umana e quella non umana. La possibilità di avere un incontro con l’alterità permette al corpo di aprirsi e condividere con le piante, le foglie e gli alberi, i movimenti, seppur formalmente diversi. 

Con ascoltare non mi riferisco al semplice atto di sentire bene, ma qualcosa di più radicale. L’ascolto etnografico è una pratica che cerca di aprirci all’inaspettato, lasciando da parte gli schemi con cui, di norma, siamo soliti pensare.

(Edoardo Kohn, Come pensano le foreste, Nottetempo, Milano 2021,  p. 29)

Il Parco della Vettabbia ingloba e ospita i movimenti e il respiro delle piante ed è la prova tangibile che, nonostante la credenza che le piante non siano senzienti, nè tanto meno animate, hanno bisogno di uno spazio in cui proliferare e comunicare. Se l’animale è delimitato da un corpo che si muove, la pianta è invece definita “essere-sessile” cioè radicato in un luogo e soggetta al cambiamento, in un rapporto complesso e altamente sofisticato con il suo ambiente. Ora sappiamo che le piante possono imparare dall’esperienza e dagli stimoli ambientali, che possono interagire e comunicare, non solo con altre piante, ma anche con gli animali. Così i corpi dellə performer, nella loro limitazione fisica definita, cercano di espandersi toccando, camminando e sfiorando le piante, in una relazione silenziosa, connettendosi. 

Un sé non esiste in quanto “Natura”, evoluzione, supremo orologiaio, spirito vitale omuncolare o osservatore (umano), al di fuori della dinamica semiotica. La seitetà emerge dall’interno di questa dinamica semiotica come il risultato di un processo che produce un nuovo segno che ne interpreta il precedente. 

(Edoardo Kohn, Come pensano le foreste, Nottetempo, Milano 2021,  p. 153)

La struttura stessa della performance permette all’esperire una libertà diversa, non essendoci una partitura di movimenti ben precisa, offrendo così un’esperienza multisensoriale e immersiva. In un primo momento lə performer sono indirizzatə verso i concetti fondamentali di una jam: costruzione di un self place, libera espressione in rispetto del proprio corpo e quello dell’altro. Dopo un piccolo riscaldamento, lə partecipanti esplorano lo spazio circostante per sintonizzarsi con l’ambiente. Infine lə performer sono liberə di danzare o meno nello spazio, in piena improvvisazione.

Contemporaneamente, la jam è accompagnata dalla performance della musicista Marta Coletti che, come i danzatori, improvvisa sulle sonorità pre campionate direttamente nel Parco della Vettabbia. Il suo intervento produce un glitch nella normale esperienza del parco: con i suoni e i Makey Makey, (dispositivi tattili disposti tra la vegetazione che al tocco dei ballerini riproducono un suono) ciò che è la normale esperienza di uno spazio naturale diventa la cassa di risonanza di tutti quei suoni che normalmente non vengono percepiti. L’esperienza che facciamo della natura, quindi, esiste all’interno dei fenomeni che possiamo vedere, come anche in quelli invisibili senza l’ausilio della moderna tecnologia, ad esempio il mondo impercettibile delle modulazioni ritmiche del suono che, in questo caso, vengono svelate. 

 

Il principale obiettivo di Jamming through affections. Corpi melodici e coabitazione nella natura è permettere al fruitore di imparare a convivere con lo spazio naturale anche attraverso la corporeità, in maniera rispettosa e sostenibile. Il termine affections, affezioni, utilizzato dal filosofo Spinoza nel libro Etica (1677), si riferisce a quella particolare condizione in cui due corpi a contatto agiscono e si influenzano vicendevolmente in maniera sinergica ed empatica. In questa mescolanza di corpi, la performance vuole essere, quindi, un modo per creare nuove possibili affezioni multispecie.  

L’Anima del Tutto, come la immagina Plotino sarebbe come l’anima di una grande pianta in crescita, che dirige la pianta senza sforzo né rumore; la nostra parte inferiore sarebbe come se ci fossero dei vermi, una parte marcia della pianta, perché così è il corpo animato nel Tutto. Il resto della nostra anima, che è della stessa natura delle parti superiori dell’anima universale, sarebbe come un giardiniere che si preoccupa dei vermi della pianta e si prende cura di essa con ansia  (Plotino,  Enneade  IV.3.4, 25-35, in Michael Marder, La Pianta del Filosofo 3.0: la “Grande Pianta” Anonima di Plotino, 2013) 

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