Abitare il confine

di Anita Fonsati

Simona Pavoni è un’artista visiva che indaga il concetto di corporeità sul piano architettonico, biologico, spirituale e magico. Il 16 ottobre 2021 ha presentato l’installazione sonora e ambientale Una Giornata Sottile presso il Campo della Vettabbia. 

Fin dagli albori della sua ricerca l’artista si è dedicata al concetto di confine, o contorno, partendo dall’analisi delle superfici degli oggetti domestici fino ad arrivare a studiare il perimetro della casa in quanto rivestimento di un corpo. Gottfried Semper nella seconda metà del XVIII secolo, riflettendo sulle origini dell’ornamento, afferma a tal proposito che il «rivestimento è più antico della costruzione». La stessa idea di rivestimento, contornamento, o confinamento, è presente ed evidente anche e soprattutto in natura: senza la pelle, ad esempio, un corpo umano non potrebbe esistere, esattamente come senza la corteccia un albero non sopravvivrebbe.

 

Simona Pavoni analizza e studia il concetto di confinamento, e dunque di contenimento, individuandolo come presupposto di esistenza: senza un confine, un limite che possa accogliere e contenere una vita, la vita stessa non potrebbe esistere. Nella sua ricerca, il contorno è allora percepito come una condizione dell’essere, e in questo senso l’artista interviene su perimetri che riescano tuttavia a preservare la realtà di ciò che delimitano. Come fa la pelle, proteggendo il corpo umano, ma rendendolo anche traspirante, o come la muta di un insetto che, adattandosi perfettamente alla struttura dell’animale, lo corazza. Questo è possibile quando il perimetro aderisce con un comportamento mimetico attorno all’area che circoscrive, senza dunque oscurarne la natura, ma sempre permettendo uno scambio tra interno ed esterno. 

 

Anche Una Giornata Sottile nasce da una riflessione sui contorni, quelli più sfumati dello spazio e del tempo contenuti all’interno di una giornata. Attraverso una traccia audio di un’ora, divisa su due canali, l’artista ripercorre il passare del tempo, dai primi attimi del risveglio, fino all’imbrunire della sera. 

Lo spazio sonoro dell’installazione si distribuisce tra l’interno e l’esterno di una struttura in legno (realizzata da ARCò Architettura & Cooperazione) sollevata, solo per un giorno, dalla sua funzione abituale di ricovero degli attrezzi, diventando dunque la dimora allestita dall’artista. All’interno della stessa, il suono ricalca la natura fisiologica di un corpo umano nel suo spazio abitativo: sentiamo uno sbadiglio, poi il battito di un cuore; mentre fuori rumori provenienti da diversi ecosistemi convivono: udiamo bambini che giocano, un carretto di polli che passa per una strada sterrata, un cantiere attivo.

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