xenia
ISSN
3035 – 0557
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xenia è ił progetto di ricerca editoriale indipendente di Genealogie del Futuro con cadenza semestrale.
Guardando alla dinamicità dello spazio digitale come frontiera d’approdo per sviluppare nuove collaborazioni e contaminazioni, xenia ospita contenuti eterogenei – scritti teorici e critico-artistici, interviste, conversazioni e tavole rotonde – per creare uno spazio di ricerca interdisciplinare e aperto ad accogliere plurime voci, in cui la sfera artistica si pone in dialogo con diversi ambiti del sapere.
Ogni numero si sviluppa a partire da una parola chiave e i contributi sono selezionati tramite open call.
© Genealogie del Futuro
Associazione Culturale no profit
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L’associazione culturale no profit Genealogie del Futuro nasce nel 2021 a partire dal desiderio di generare nuove visioni interdisciplinari nell’ambito della cultura visuale contemporanea.
Come associazione nomade, promuove un’indagine critica sulla concezione del vivere contemporaneo, concependola come strumento di coesistenza e partecipazione intergenerazionale attiva.
Dal 2023 Genealogie del Futuro è anche un gruppo di ricerca editoriale informale, volto a indagare tematiche socio-politiche attuali.
Le riflessioni, che intrecciano la pratica curatoriale e artistica con altre branche disciplinari, sono raccolte e pubblicate nella piattaforma xenia.
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Laureata in Valorizzazione dei Beni Culturali e in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Art Writer.
Laureata in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Writing contributor per magazine e piattaforme online di ricerca.
Laureata in Economia e Gestione dei Beni Culturali e in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali, scrive, è assistente editoriale web per Juliet Art Magazine e tesoriera di Genealogie del Futuro.
Laureato in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali, scrive, ha co-fondato, insieme a Genealogie del Futuro, l’associazione Sympoietic Society.
Laureata in Arti, Design e Spettacolo e in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali, ricercatrice e curatrice, collabora con istituzioni e associazioni di Milano e ha co-fondato, insieme a Genealogie del Futuro, l’associazione Sympoietic Society.
Laureata in Graphic Design & Art Direction, studia Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Collabora con realtà artistiche come Graphic Designer.
Laureata in Arti Visive indirizzo Pittura e in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Scrive per testate giornalistiche e di ricerca.
Laureato in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo a Torino e Visual Cultures e pratiche curatoriali a Milano. Co-fondatore di Genealogie del Futuro, editor, contributor e curatore indipendente.
Laureato in Arti, Design e Spettacolo e in Visual Culture e Pratiche Curatoriali. Art writer e curatore indipendente. Attuale presidente di Genealogie del Futuro.
Marco Ginex; Simona Pavoni; Yasmine Chiboub; Raffaele Greco; Andrea Barbagallo; Christina G. Hadley; Rosso Polare; Valentina Manzoni; Andrea Centonza; Raffaele Cirianni; Leone Contini; Luca Trevisani.
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Genealogie del Futuro è un’associazione culturale no-profit e le sue attività editoriali sono autofinanziate.
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Lo schwa, «ə».
Lavori in corso per una guida all’italiano inclusivo.
In relazione alla necessità di comunicare attraverso un linguaggio inclusivo, Genealogie del Futuro guarda agli studi più recenti della linguistica italiana adottando l’utilizzo dello schwa, «ə», in riferimento alla teorizzazioni della linguista, saggista e traduttrice Vera Gheno.
Inseguendo l’obiettivo di facilitare e comprendere al meglio i nostri contenuti, questo approfondimento mira a chiarire le modalità di scrittura adottate.
Da dove partire? Perché è così importante soffermarsi sulla questione del linguaggio?
«Omnia mutantur, nihil interit» così il poeta romano Ovidio ne Le Metamorfosi (8 d.C.) descrive le forme del mondo come il frutto di un processo di metamorfosi universale dove «tutto muta, nulla perisce», e il linguaggio non fa eccezione. La lingua ha un ruolo fondamentale nella costruzione cognitiva e percettiva del reale e, di conseguenza, si trasforma costantemente rispondendo alle variazioni e alle urgenze socio-culturali. Tra queste, negli ultimi anni la questione dell’identità di genere ha infiammato dibattiti di linguistica e di sociolinguistica dando vita a molteplici pareri spesso contrastanti, specialmente in relazione a lingue romanze complesse come la nostra.
Genealogie del Futuro rifiuta l’utilizzo generico del maschile sovraesteso per le sue implicazioni storiche, culturali e di significato a favore dell’utilizzo dello schwa, «ə», in accordo alle riflessioni di Vera Gheno che nell’intervento, Schwa: storia, motivi e obiettivi di una proposta, pubblicato nel 2022 sul portale dell’Enciclopedia Treccani, riassume le vicende e le possibilità di un linguaggio inclusivo prettamente italiano.
L’apertura del ventaglio delle identità di genere verso “generi altri” crea una tensione con la tipologia della nostra lingua, che de facto prevede solo maschile e femminile. Dunque, chi non si riconosce in questo dimorfismo, prova un disagio dovuto all’incapacità di trovare una sistemazione all’interno del sistema-lingua.
Nell’estratto che segue, Gheno abbraccia la regolamentazione per l’utilizzo dello schwa proposta nel testo Questioni di un certo genere. Le identità sessuali, i diritti, le parole da usare: una guida per saperne di più e parlarne meglio, presa come modello per le declinazioni da Genealogie del Futuro:
La scelta, nel caso di termini come lettore/lettrice, di unire lo schwa alla radice lettor-, nasce dall’osservazione che i femminili dei nomi in -tore e -sore prevedono, tra gli esiti possibili, quello a suffisso zero (come gestora accanto a gestrice, o assessora, o incisora).
Il punto di approdo di Gheno si differenzia da quello del filologo e linguista Luca Boschetto che nel 2015 in Proposta per l’introduzione della schwa come desinenza per un italiano neutro rispetto al genere, o italiano inclusivo, suggerisce l’introduzione di due caratteri diversi: lo schwa «breve», «ə», per il singolare, e lo schwa «lungo», «ɜ», per il plurale. Gheno si inserisce all’interno di quella scuola di pensiero secondo la quale «basta un solo simbolo in più per gestire sia il singolare sia il plurale, dato che nella quasi totalità dei casi gli accordi intrafrasali sono sufficienti per disambiguare il significato» e, di conseguenza, rendendo più scorrevole la lettura.
Va sottolineato come questo punto di approdo sia da considerarsi parziale e momentaneo, soggetto a nuove interpretazioni e trasformazioni future. La stessa Gheno sembra essere estranea a ogni pretesa di definizione in merito a una soluzione ultima alla questione:
In italiano, alcuni tentativi per far riemergere una sorta di neutro hanno portato all’impiego, nello scritto, dell’asterisco in fine di parola: car* tutt*; un uso interessante e molto espressivo, forse più elegante del raddoppio care tutte e cari tutti, che può effettivamente diventare molto farraginoso, ma con un difetto che non può che limitarne l’impiego su ampia scala: l’impronunciabilità. Proprio tenendo conto di questo limite oggettivo, qualche tempo fa avevo proposto (ma non sono stata la prima a farlo) l’impiego, in questi contesti, dello schwa, ossia della vocale indistinta che, nell’alfabeto fonetico internazionale, viene identificata con il simbolo ə: lo si trova in molti dialetti, in fine di parola (per esempio, in napoletano), ed è la vocale che potremmo descrivere come il suono che emettiamo quando abbiamo la bocca ‘a riposo’, non contraiamo nessun muscolo ed emettiamo semplicemente un suono così, con il viso rilassato. Certo, lo schwa ha a sua volta un limite: il simbolo non è presente sulla tastiera standard, e anzi, è noto solo a una parte della comunità dei parlanti. Ciononostante, chissà che non possa un giorno porsi come alternativa valida per i casi in cui non identificare il genere di una moltitudine o di una persona è rilevante: Carə colleghə, siete tuttə benvenutə. (V. Gheno, Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, Effequ, Firenze 2021, pp.184.185.)
Pur comprendendo le possibili difficoltà legate all’espressione orale e le critiche generali sull’introduzione dello schwa nel parlare comune, questo si connota comunque, al momento presente, come un’opzione densa di risvolti positivi sulla via della ricerca di un linguaggio italiano quanto più inclusivo possibile.